Attività Neonatale in piscina

Considerato che la maggior parte delle neo mamme, dall’8° mese di gravidanza al 2°/3° mese di vita del bambino, non praticano alcuna attività fisica specifica, l’attività neonatale, o comunemente detta acquamotricità, non è nient’altro che un corso per prendere un po’ di confidenza e conoscenza dell’acqua per mamma (o papà) e bambino/a.

Lo scopo non è quello di insegnare al piccolo i segreti degli stili e delle tecniche del nuoto, ma quello di prolungare il piacere durante l’esperienza dello stare ancora in acqua calda, muovendosi in un ambiente che gli è familiare e congeniale, progredendo man mano verso una completa autonomia di movimento.

Dopo il parto, il ritorno all’acqua per un neonato è senz’altro una gradevole esperienza, durante la quale la presenza e il contatto con mamma e papà, visti come punto di riferimento per l’esplorazione del mondo esterno (base sicura), sono fondamentali per un sereno apprendimento. Attraverso questa attività bisogna cercare un punto d’incontro tra il bimbo che vuole scoprire, sperimentare, giocare e il genitore che desidera autonomia in acqua e uno sviluppo psicofisico armonioso.

L’attività è rivolta ai neonati dai 3 mesi (dopo le prime vaccinazioni) fino ai 4 anni. E’ finalizzata allo sviluppo di conoscenza e riconoscimento del mezzo liquido dopo aver lasciato l’utero materno. Ovviamente rappresenta la possibilità di muoversi e giocare con mamma e papà al fine di aumentare la propria autonomia senza fretta e con buona progressione. Deve essere un gioco, non una spinta a competitività inutili e dannose: ogni piccolo ha i suoi tempi di apprendimento.

Anche nel neonato l’attività fisica permette di sviluppare la muscolatura, stimola l’appetito, stimola ed accresce l’attenzione, migliora il coordinamento respiratorio e la circolazione sanguigna. Il rapporto con l’acqua dovrà essere instaurato da tutti e due i partecipanti: genitore e figlio; più sarà tranquillo e fiducioso il genitore, meno timoroso sarà il bimbo.

È un’esperienza di vita. Rappresenta un’occasione per genitore e bimbo di condividere crescita e scoperte.

Per operare coerentemente è indispensabile conoscere le capacità del bimbo in base alla fascia di età. Si distinguono 4 fasce:

Prima fascia 4/10 mesi

Il bimbo può eseguire apnee guidate, grazie al DIVING REFLEX (riflesso fisiologico presente fino ai primi 6 mesi che si attiva quando l’acqua entra in contatto con i recettori cutanei delle zone periorali e perinasali, determinando l’induzione di uno stimolo vagale con arresto dell’atto respiratorio). Questo riflesso è regolato da strutture primitive del tronco cerebrale e scompare gradualmente dopo la nascita.

Non galleggia, (dove per galleggiamento si intende fare dell’acqua un punto d’appoggio per ogni parte del corpo), tutt’al più si sposta nell‘acqua. Il movimento degli arti inferiori è passivo o per riflesso, quello degli arti superiori è passivo e la prensione è scarsa. È in costante ricerca del contatto materno, con possibile rifiuto degli estranei, incluso l’istruttore. Riconosce l’ambiente da suoni, colori e sensazioni.

Seconda fascia 10/18 mesi

Inizia l’educazione all’immersione per la perdita del Diving Reflex. Ha brevi fasi di autonomia. Esegue movimenti di arti inferiori e superiori mirati al raggiungimento di uno scopo. Affina la prensione. Riconosce le persone estranee e ne accetta la guida. Rifiuta ciò che non conosce. Ricorda il luogo da una lezione all’altra.

Terza fascia 18/24mesi

Soffia. Può galleggiare autonomamente. Effettua movimenti degli arti in maniera cosciente e volontaria.

Quarta fascia 24/36mesi

Ha un’attenzione di breve durata. Fa giochi con altri bambini. Tende ad imitare l’adulto con attività motoria ancora grossolana. Esercita le prime prove di autonomia.

Dopo aver assimilato questi semplici ma basilari concetti, l’insegnante avrà il compito di suggerire ai genitori prese ed esercizi oltre che cogliere i disagi e i progressi dei piccoli. L’insegnante, figura fondamentale, è una guida sicura che gradualmente si inserisce nel rapporto genitore-figlio, conquistando la fiducia del bambino e creando così le premesse per il distacco e per il totale affidamento che avverrà tra i tre e i quattro anni: un percorso graduale che non è per tutti i bimbi uguale e nel quale il bambino non deve essere forzato.

Per una buona riuscita dell’attività neonatale è necessario inoltre disporre di alcune condizioni essenziali fra le quali: piscina a bassa profondità (100-125cm); una temperatura dell’acqua intorno ai 31 gradi; ambiente ben areato e riscaldato ed adeguatamente illuminato e colorato; materiale didattico in uso per le normali attività come tubi, tappeti galleggianti, palline di varie dimensioni e per ultimo ma non meno importante un personale tecnico formato con ottima esperienza.

Si ribadisce il concetto che lo scopo generale rimane lo sviluppo delle potenzialità (cognitive, affettive, motorie, psicologiche) nonché il rafforzamento del legame genitore-figlio per favorire:

sicurezza, fiducia in sé, autostima, autonomia, capacità di interagire e socializzare, gestire ansie, paure e il rispetto delle prime regole comportamentali.

Tutto ciò fa comprendere come non può esistere un metodo preciso per lo svolgimento di questa attività: sono necessarie molta attenzione e capacità di osservazione, sarà il bimbo ad indicarci la strada giusta da intraprendere senza forzature e solo così potremmo arrivare al suo benessere e alla sua felicità facendo diventare l’attività in acqua un momento di esperienze, esplorazione e crescita.

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Diplomata al liceo psico pedagogico e laureata in scienze motorie all’università di Pisa.